La propagazione del COVID-19 in Europa
Il primo caso di nuovo coronavirus in Europa è stato riportato in Francia il 24 gennaio 2020. In Germania, il 28 gennaio, 2020, sono stati confermati altri casi. In Italia, i primi casi confermati risalgono al 22 febbraio 2020. Il nostro Paese ha introdotto le prime misure restrittive (in particolare, il distanziamento sociale) nelle regioni più colpite dal COVID-19 l’8 marzo 2020. L’11 marzo 2020 queste misure sono state estese a tutto il Paese con l’imposizione di un confinamento generalizzato. Quello stesso giorno, il Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom ha dichiarato lo stato di pandemia globale di COVID-19.
L’impatto del virus sull’Unione europea è stato particolarmente forte sia in termini di vittime sia in termini economici. Alla prima settimana di gennaio 2021 i casi totali erano quasi 17 milioni in tutta Europa e l’Unione aveva subito oltre 400.000 vittime dall’inizio della pandemia. Da un punto di vista economico, l’UE ha subito conseguenze pesanti per via delle chiusure forzate di interi settori dell’economia per mantenere il distanziamento sociale e limitare il contagio. Secondo le previsioni economiche della Commissione europea dell’autunno 2020, il Pil dell’UE è crollato del 7,4% in quell’anno e la ripresa sarebbe stata lenta sia nel 2021 (4,1%) che nel 2022 (3%). Su tutto questo aleggia l’incertezza sulla fine della pandemia.
Nel frattempo, tuttavia, l’Unione europea ha dato una risposta altrettanto forte alle necessità economiche e sociali dei Paesi membri. La solidarietà unitaria ha portato l’UE a disegnare strumenti innovativi e rivoluzionari per combattere la pandemia.
Il fondo SURE
SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency) è un fondo istituito dalle istituzioni europee per aiutare le spese degli Stati membri nel sostegno al mercato del lavoro nel breve termine, in particolare la cassa integrazione. L’ammontare massimo per SURE è di 100 miliardi di euro che verranno finanziati attraverso dei social bonds, titoli di debito comune europeo acquistabili da investitori che vogliano allocare fondi per la coesione sociale nei Paesi dell’UE. Il Consiglio europeo ha finora già approvato l’esborso di 90,3 miliardi di euro. 39,5 miliardi sono già stati trasferiti a 15 Stati membri, tra cui l’Italia. I fondi erogati ai governi sono prestiti a condizioni favorevoli su cui c’è la garanzia volontaria dei Paesi stessi in base al loro contributo al prodotto nazionale lordo dell’Unione europea.
L’intervento della Banca Centrale Europea
Nel marzo 2020 la Banca Centrale Europea (BCE) ha dato via a un programma di acquisto di titoli pubblici e privati chiamato Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP) da 750 miliardi di euro. Inizialmente il programma sarebbe dovuto durare fino a fine 2020, ma l’imperversare della pandemia ha imposto la necessità di mantenerlo attivo e, anzi, di aumentare la potenza di fuoco. Il 4 giungo 2020, i membri del Consiglio direttivo della BCE hanno aggiunto ulteriori 600 miliardi di euro al PEPP. Dal 10 dicembre 2020 i fondi sono aumentati di altri 500 miliardi. In totale, il PEPP ammonta a 1.850 miliardi di euro.
Il Meccanismo europeo di stabilità
Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) non è una novità nel panorama economico dell’Eurozona. È noto soprattutto per il suo intervento durante la crisi economica del 2011 e per le condizionalità politiche legate ai prestiti che eroga ai governi. Tuttavia, nell’aprile 2020 i membri dell’Eurogruppo - i Ministri delle Finanze dell’Eurozona - hanno approvato una modifica temporanea al Mes per renderlo più adatto alla crisi pandemica. Su 240 miliardi di euro (una parte dell’intero Meccanismo) i Ministri hanno deciso di porre condizionalità differenti da quelle tradizionali. Un Paese membro potrà chiedere un prestito pari al massimo al 2% del proprio Pil – nel caso italiano, quindi, circa 36 miliardi di euro – a tassi molto bassi e a lunga scadenza. Dovrà garantire che quei fondi siano investiti solamente per spese sanitarie dirette o indirette. La modifica è valida fino alla fine della pandemia. Al momento, nessun Paese ha richiesto i prestiti del Mes.
Il Next Generation EU
Durante il Consiglio europeo tenutosi tra il 17 e il 21 luglio 2020 è stato approvato dai Capi di Stato dei Paesi membri il Next Generation EU (NGE), un pacchetto da 750 miliardi di eurodi aiuti economici europei per la ripresa. Dopo alcune modifiche legate al Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027, il NGE è stato approvato definitivamente dal Consiglio il 14 dicembre 2020. Il principale componente del pacchetto è la Recovery and Resilience Facility da 672,5 miliardi di euro che verrà erogata in tre rate tra il 2021 e il 2023 sotto forma di aiuti a fondo perduto e prestiti. L’Italia sarà il principale beneficiario della Facility con 209 miliardi di euro. L’esborso dei fondi europei è condizionato dalla presentazione di piani nazionali di ripresa da parte di ogni Paese membro che rispettino le raccomandazioni della Commissione europea sulle riforme da attuare. Il finanziamento del NGE avverrà attraverso l’indebitamento comunitario dell’UE.
Una prova di solidarietà
In un momento di grande difficoltà per l’intero continente, l’UE ha saputo accelerare e trovare soluzioni innovative e solidali alla crisi pandemica, come il rivoluzionario debito comune sui mercati. La ripresa europea sarà all’insegna della transizione ecologica e digitale, per rendere i Paesi membri pronti ad affrontare le sfide del futuro. In questo, istruzione e ricerca saranno fondamentali perché la prossima generazione – quella per cui è stato costituito il pacchetto europeo – possa vivere in una società più sostenibile e resiliente.