I VALORI E IL RUOLO
Essendo l’unica istituzione eletta dai cittadini europei, il Parlamento europeo (PE) riveste un ruolo fondamentale. È infatti la cinghia di trasmissione tra l’Unione europea (UE) e i cittadini che ne fanno parte, il mezzo tramite il quale gli europei possono far valere la propria voce e vedere tutelati i propri diritti e le proprie posizioni. Il ruolo dei parlamentari europei consiste quindi nel rappresentare i cittadini europei e difenderne gli interessi nelle sedi europee. Questa peculiarità si riscontra nella trasformazione che ha subito il PE e nei nuovi poteri che gli sono stati attribuiti, che lo hanno reso sempre più simile agli organi nazionali equivalenti. Esso riflette, infatti, le spinte verso una maggiore democraticità dei processi decisionali e, nello stesso tempo, verso una più completa integrazione.
Nella pratica, come ogni parlamento, il Parlamento europeo esercita tre poteri fondamentali: il potere legislativo, il potere di bilancio e il potere di controllo. Esso svolge poi un ruolo politico crescente in seno all'Unione europea, soprattutto per quanto riguarda la conclusione di accordi internazionali.
Rispetto all’attività legislativa dell’Unione europea, che si concretizza nell’adozione di atti tramite la procedura legislativa ordinaria, il PE è diventato un organo fondamentale, alla pari con il Consiglio dell’Unione europea. Le riforme entrate in vigore con il Trattato di Lisbona del 2007, infatti, hanno reso il PE un vero e proprio co-legislatore, insieme al Consiglio.
Il Parlamento europeo e il Consiglio sono anche le due autorità dell’UE con poteri di bilancio, dove anche qui il processo decisionale vede le due istituzioni allo stesso livello. Le decisioni del Parlamento sono preparate dalla sua Commissione per i bilanci, in collaborazione con le altre Commissioni parlamentari. La maggior parte del lavoro del Parlamento viene infatti svolto dalle Commissioni parlamentari, spesso divise a loro volta in sottocommissioni. Ad oggi esistono 20 Commissioni e due sottocommissioni, il cui ambito spazia dagli affari esteri all’agricoltura, dallo sviluppo ai problemi monetari, fino ai diritti delle donne e all’uguaglianza di genere. Esistono anche Commissioni speciali, che trattano questioni specifiche. Commissioni e sottocommissioni, che comprendono un numero variabile di deputati, da 25 a 81, svolgono tutta l’opera di preparazione alle sedute del Parlamento. Hanno un presidente, un ufficio di presidenza e una segreteria. Esercitando questo potere, il Parlamento europeo esprime le proprie priorità politiche.
Il Parlamento europeo esercita, infine, un controllo democratico - cioè svolto dai rappresentanti dei cittadini dell’UE - sull'intera attività comunitaria. Questo potere, che in origine verteva unicamente sull'azione della Commissione, si è esteso anche al Consiglio e agli organi preposti alla Politica estera e di sicurezza. Per agevolare tale controllo, il Parlamento europeo può istituire Commissioni temporanee d'inchiesta.
Come tutte le altre istituzioni europee, il PE trova il proprio codice etico nell’elenco di valori presenti nel Trattato sull’Unione Europea (TUE), che devono essere rispettati e fungere da base per tutte le azioni dell’Unione. Tra questi rientrano la dignità umana, la libertà, la democrazia, la giustizia, la solidarietà, lo stato di diritto, l’uguaglianza.
Inoltre, sono elencati anche alcuni principi propri dell’attività di ogni istituzione pubblica, quali la democrazia partecipativa, la trasparenza, la prossimità, cioè la vicinanza al cittadino, e la sussidiarietà, vale a dire la realizzazione delle politiche europee da parte dell’Istituzione più vicina al cittadino.
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LA COMPOSIZIONE E GLI SCHIERAMENTI
Il Parlamento europeo è composto dai rappresentanti degli Stati che formano l’Unione Europea. Chiamata in origine Assemblea, ha iniziato i propri lavori il 19 marzo 1958 a Strasburgo, sua sede attuale, anche se è prevista la possibilità per i parlamentari di riunirsi in Commissioni parlamentari a Bruxelles. L’attuale denominazione fu definitivamente adottata il 30 marzo 1962.
Dal 1979 il Parlamento è eletto a suffragio universale dai cittadini europei. Prima di quella data, i rappresentanti degli Stati erano designati dai Parlamenti nazionali, in ragione del peso politico e demografico del paese di appartenenza, assicurando però un adeguato numero di rappresentanti anche agli Stati più piccoli. Secondo le disposizioni contenute nel Trattato di Lisbona, il numero dei parlamentari è di 751 (750 più il Presidente). Tuttavia, nel corso degli anni, il numero è talvolta cambiato: fino al 2007 il numero dei parlamentari era di 732, mentre si è arrivati a un massimo di 785, in via del tutto eccezionale, in seguito all’ingresso della Romania e della Bulgaria nell’Unione. Nel febbraio 2018, in vista della decisione della Gran Bretagna di lasciare l’Unione europea (la famosa “Brexit”), il PE ha deliberato di ridurre il numero dei propri parlamentari a partire dalle elezioni europee del 2019, da 751 a 705 deputati. Dei 73 seggi spettanti alla Gran Bretagna, 27 sono stati riassegnati modificando il numero di deputati eletti in paesi “sottorappresentati” rispetto alla propria popolazione (tra cui l’Italia, che passa da 73 a 76 parlamentari) e i restanti 46 sono stati accantonati per essere eventualmente assegnati a nuovi Stati membri che dovessero aderire all’UE in futuro.
(Nella tabella è indicato il numero dei parlamentari per ciascun paese dell’attuale legislatura (2019-2024), la prima del post-Brexit. ) La ripartizione dei seggi tra gli Stati membri rispetta il principio della proporzionalità decrescente: significa che i deputati dei paesi più popolosi rappresenteranno un numero di cittadini più elevato di quelli dei paesi con un minor numero di abitanti; in altre parole, gli Stati membri più popolosi eleggono in proporzione meno parlamentari rispetto agli Stati membri meno popolosi. Il Trattato di Lisbona, infine, stabilisce che ciascuno Stato membro non possa avere meno di 6 o più di 96 deputati. Il numero totale non può superare 705 (704 più il presidente).
Gli Europarlamentari sono eletti a suffragio universale diretto con metodo proporzionale. Il loro mandato dura cinque anni, tranne quello del Presidente che dura due anni e mezzo – con la possibilità, però, di essere rinnovato. Inoltre, la carica di parlamentare europeo è incompatibile con quella di parlamentare nazionale o con altri incarichi presso i rispettivi governi nazionali o le altre istituzioni europee. Ciò, da un lato, ha frenato la prassi in vigore in alcuni paesi che consentiva la cumulabilità delle due cariche. Dall’altro, questo divieto vuole affermare la centralità che ha assunto il PE e la sua importanza a seguito delle nuove competenze che gli sono state attribuite, così come la continuità che richiede la carica di eurodeputato.
La “legge fondamentale” del Parlamento è il suo regolamento interno, la cui prima stesura risale al 1958, che via via è stato aggiornato fino all’ultima versione, datata gennaio 2019. Esso regola l’intera attività dell’istituzione e ne disciplina ogni singolo aspetto. Secondo quanto prescritto dal regolamento, lo svolgimento dei lavori del PE si articola in sessioni (annuali), tornate (singole riunioni mensili), e sedute (riunioni quotidiane).
Alla guida del PE, troviamo il Presidente del Parlamento Europeo, carica attualmente ricoperta da David Sassoli. Gli altri eurodeputati italiani ad aver ricoperto tale carica sono stati Gaetano Martino, Mario Scelba, Emilio Colombo e Antonio Tajani.
Il Presidente, eletto per un mandato pari alla metà della legislatura con possibilità di rinnovo, presiede le sedute plenarie del Parlamento, rappresenta l’assemblea nei confronti del mondo esterno e nelle relazioni con le altre istituzioni dell’Unione. Dirige anche la Conferenza dei presidenti dei gruppi politici e l’Ufficio di Presidenza del Parlamento. Quest’ultimo organo è costituito dal Presidente, da 14 vicepresidenti e da 5 questori aventi lo status di osservatori. L’Ufficio sorveglia il corretto funzionamento del PE e, soprattutto, l’organizzazione amministrativa e finanziaria, e il segretariato. I questori hanno il compito di risolvere le questioni amministrative e finanziarie concernenti i deputati, assicurandosi che questi ultimi abbiano a disposizione tutti i mezzi e gli strumenti per svolgere il loro compito. Per quanto concerne la Conferenza dei presidenti dei gruppi politici, questa stabilisce la programmazione legislativa, come gli ordini del giorno e la composizione delle Commissioni. Il PE, al pari delle altre istituzioni dell’Unione Europea, intrattiene relazioni estere con i parlamenti di paesi non membri dell’UE. Questi contatti sono mantenuti dalle delegazioni parlamentari, organi specificamente approntati per dialogare con le assemblee legislative di altri paesi. Vi sono differenti tipi di delegazioni: le delegazioni interparlamentari, le delegazioni alle assemblee parlamentari miste, e le delegazioni alle Commissioni parlamentari miste. Queste ultime forse le più importanti, poiché operano in quei paesi che sono candidati all’adesione all’Unione. Le delegazioni parlamentari sono raggruppate per aree geografiche, abbiamo infatti le delegazioni “America”, “Russia, Asia centrale e Mongolia”, “Asia-Pacifico”, solo per citare alcuni esempi. Infine, il PE è assistito da un segretariato generale, che cura l’attività organizzativa e coordina quella legislativa. È composto dal gabinetto del segretario generale, da dieci direzioni generali, e da un ufficio giuridico. La sede è a Lussemburgo e a Bruxelles.
Come in tutte le assemblee rappresentative, anche all’interno del Parlamento europeo sono presenti differenti raggruppamenti politici, espressione dei differenti orientamenti presenti sul continente europeo. I membri del PE, tuttavia, non siedono in blocchi nazionali, ma si suddividono in sette gruppi politici europei, dei quali il più numeroso è il Partito popolare europeo, di centro-destra, seguito dai socialisti, dai liberali e dai verdi. I parlamentari che non si riconoscono in nessuno degli schieramenti sono chiamati non iscritti. In questo modo i parlamentari europei rappresentano tutte le posizioni sull’integrazione europea, dai federalisti convinti agli euroscettici. Come tutte le altre istituzioni comunitarie, il Parlamento lavora in tutte le 23 lingue ufficiali dell’UE.
Di seguito è riportato l’elenco completo dei gruppi parlamentari, la composizione del Parlamento, e la ripartizione dei seggi per ogni paese.
Gruppi parlamentari
- Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici Cristiani) (EPP)
- Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo (S&D)
- Gruppo dei Verdi/Alleanza Libera Europea
- Gruppo Identità e Democrazia
- Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (ECR)
-Gruppo Sinistra al Parlamento Europeo - (GUE/NGL)
POLITICHE, OBIETTIVI E TRAGUARDI RAGGIUNTI
Come per le altre istituzioni europee, anche le azioni del Parlamento mirano al perseguimento degli obiettivi fondanti dell’Unione, come vengono elencati nei trattati. Su tutti, promuovere la pace e il benessere dei popoli europei; offrire uno spazio di libertà, giustizia sicurezza, senza frontiere interne; instaurare un mercato interno e promuovere lo sviluppo sostenibile dell’Europa; istituire un’unione economica e monetaria; combattere l’ineguaglianza e promuovere la tutela dei diritti umani e la giustizia; adoperarsi per la coesione sociale e la solidarietà fra gli Stati; rispettare e salvaguardare la diversità culturale europea e il suo patrimonio culturale; impegnarsi, nelle relazioni internazionali, per la promozione della stabilità, dello sviluppo e del diritto internazionale.
Per ciò che concerne le politiche, come accennato prima, il PE ha compiti in materia legislativa, di bilancio, di controllo e di politica estera (anche se limitata). Bisogna dire che, all’inizio della sua storia, il PE aveva soli poteri consultivi, mai vincolanti. Fu con l’Atto Unico (1986) che si cercò di inserirlo nel meccanismo legislativo della CEE, anche se solo con il Trattato di Maastricht gli venne riconosciuto un ruolo determinante.
Quanto alla prima voce, grazie alle modifiche apportate dal Trattato di Lisbona, il Parlamento condivide la funzione legislativa con il Consiglio. Tale compito trova applicazione mediante l’utilizzo di due procedure: la procedura legislativa ordinaria e le procedure legislative speciali. La prima è quella applicata nella maggior parte dei settori d’intervento dell’UE, tanto che è il metodo ordinario di approvazione degli atti. Con le seconde, il PE si limita ad approvare o meno una proposta legislativa o a proporre emendamenti (non vincolanti) al Consiglio, senza essere coinvolto nel circuito decisionale.
Il Parlamento ha anche un altro potere in tale ambito: quello di sollecitare la Commissione a proporre un progetto di legge in un determinato settore, quando reputi necessaria l’adozione di un atto comunitario.
In ambito contabile, è prevista la partecipazione del Parlamento alla formazione del bilancio comunitario, che non può essere adottato senza l’accordo tra il Parlamento ed il Consiglio in merito al quadro finanziario dell’Unione e alle spese da iscrivere a bilancio.
Quanto alla funzione di controllo, questa viene a incidere sul rapporto tra PE e Commissione. Spetta infatti all’assemblea di Strasburgo approvare la designazione del Presidente della Commissione europea fatta dagli Stati membri nel Consiglio europeo. Successivamente, il Presidente e la sua squadra di Commissari, considerati collettivamente come squadra di governo, devono ripresentarsi davanti all’aula per ottenerne il consenso. Si deve aggiungere che la Commissione è tenuta a presentare al Parlamento una relazione annuale generale sull’attività svolta nell’anno precedente. Nella prassi poi, è frequente che membri della Commissione partecipino ai lavori delle commissioni parlamentari, instaurando un vero e proprio dialogo continuo fra le due Istituzioni.
È anche prevista la possibilità da parte del PE di portare avanti una mozione di censura, cioè un voto di sfiducia, nei confronti della Commissione, da approvare con la maggioranza dei due terzi. In questo caso tutti i Commissari devono abbandonare collettivamente le loro funzioni. Infine, ciascun parlamentare può porre delle interrogazioni ai membri della Commissione, al fine di essere informato sulla gestione delle politiche comunitarie.
Anche la Corte dei Conti è sottoposta al controllo del PE, dal momento che, per la nomina dei suoi componenti da parte del Consiglio è necessario avere il parere positivo da parte dell’assemblea sui singoli candidati.
Infine, il Consiglio europeo presenta una relazione al Parlamento a conclusione di ogni suo vertice.
Forme di controllo indiretto sull’applicazione e la salvaguardia dei diritti dei cittadini europei, siano essi persone fisiche (cioè individui) o persone giuridiche (cioè imprese) si possono trovare in due poteri particolari del Parlamento. Il primo consiste nella costituzione di Commissioni temporanee d’inchiesta. Costituite su richiesta di un quarto dei suoi membri, hanno lo scopo di indagare sulla cattiva amministrazione nell’applicazione del diritto comunitario e di redigere un’apposita relazione finale. Il secondo è il diritto di petizione, vale a dire una rimostranza, un’osservazione o una denuncia fatta a titolo individuale o collettivo dai cittadini o persone giuridiche degli Stati membri. Il PE provvede poi a trasmetterla a una sua apposita Commissione, la Commissione per le petizioni, che deve valutarne la fondatezza. In caso positivo, il documento passa all’aula di Strasburgo che decide quali misure adottare, comunicandole agli autori della petizione.
I deputati di Strasburgo hanno inoltre il ruolo di custodi dei diritti fondamentali all’interno dell’Unione Europea. Diventata vincolante la Carta dei diritti fondamentali con il Trattato di Lisbona, i parlamentari vi fanno riferimento per denunciare le violazioni dei diritti dell’uomo e assicurarsi che l’UE, nei suoi atti legislativi e amministrativi, rispetti le condizioni definite dalla Carta.
Infine, per quanto riguarda il ruolo del Parlamento nel settore della politica estera, è diventato obbligatorio il parere del Parlamento sull’adozione di accordi internazionali, anche se differenziato in base alla tipologia di questi ultimi.
Per gli accordi di associazione, di adesione dell’UE alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), per quelli che creano oneri finanziari notevoli o che riguardano settori in cui si applica la procedura ordinaria legislativa, il Consiglio ha bisogno dell’approvazione del Parlamento prima di decidere in merito alla stipula. Negli altri casi è solamente prevista una consultazione del PE. L’assemblea non è invece consultata nei casi di applicazione provvisoria, sospensione, o status dell’UE all’interno di un organismo internazionale istituito da un accordo.
I traguardi raggiunti dal Parlamento non sono semplici da elencare, sia per la complessità delle materie trattate da questa istituzione (basti pensare al numero delle Commissioni), sia perché questi risultati sono il frutto della cooperazione e dell’interazione con gli altri organi europei, con gli Stati membri, e con i cittadini. Tuttavia, è possibile elencare alcuni settori nei quali l’attività dell’Unione europea ha inciso profondamente.
In primo luogo, si può citare il mercato unico, centrato sulla libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone, e come tale uno dei risultati più eclatanti dell’Unione europea. Mercato unico significa più scelta per i consumatori, che decidono cosa comprare, dove e a che prezzo, con un guadagno in efficienza e varietà. Le dimensioni del mercato unico stimolano paesi terzi di tutto il mondo a intrattenere rapporti di affari con l’UE. Ciò vuol dire che esso favorisce gli scambi commerciali con il resto del mondo.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, l’UE garantisce ai propri cittadini il diritto di vivere e lavorare in un altro paese europeo alle stesse condizioni che si avrebbero nel paese di origine. La libera circolazione dei lavoratori in Europa riceve già il supporto della rete e del portale per la ricerca di lavoro EURES. Si può poi citare la creazione dell’unione economica e monetaria e la sua moneta unica, i cui effetti principali sono stati quelli di contribuire alla stabilità e alla crescita economica del continente, e perciò alla ricchezza e alla prosperità della sua popolazione. Gli strumenti approntati per affrontare fenomeni come l’inflazione e i bilanci in rosso, sono stati la creazione di una Banca Centrale e dell’Euro, al fine di promuovere l’integrazione economica, l’efficienza del mercato e la concorrenza.
Si possono poi citare la protezione dell’ambiente e la politica agricola, che hanno permesso lo sviluppo di un’agricoltura tra le più avanzare al mondo e, allo stesso tempo, la conservazione della biodiversità.
Un altro importante risultato raggiunto è quello che riguarda la protezione dei diritti umani. Questi sono inseriti nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE, che riunisce in un unico documento i principali diritti umani, includendo, accanto a quelli più consolidati, questioni non ancora ben delineate, come ad esempio la bioetica. Anche se non espande i poteri dell’Unione europea né attribuisce nuovi diritti ai suoi cittadini, la Carta garantisce maggiore visibilità a quelli esistenti, mettendo i cittadini europei nelle condizioni migliori per ottenere di far valere i propri diritti.
Uno dei traguardi non ancora completamente raggiunti, riguarda la promozione della democrazia e dello stato di diritto al di fuori del continente europeo, attraverso l’invio di missioni di osservatori e il dialogo portato avanti dalle varie delegazioni.
Un altro importante terreno di azione del Parlamento europeo è la tutela dei cittadini europei all’estero. Si tratta di un diritto definito a livello giuridico: ciascun cittadino europeo ha diritto a ottenere la tutela diplomatica delle ambasciate e dei consolati di qualsiasi Stato membro dell’UE operanti al di fuori dell’Unione.
Soltanto in un numero limitato di paesi extraeuropei, infatti, sono presenti consolati o ambasciate di tutti gli Stati membri dell’UE e proprio per questo motivo l’Unione ha voluto garantire la collaborazione fra i diversi paesi qualora un cittadino europeo necessiti di aiuto. Purtroppo, la maggior parte dei cittadini europei non sa di aver diritto a ricevere tutela da parte di qualsiasi consolato o ambasciata europei, qualora lo Stato di origine non disponga di un proprio ufficio nel paese in questione.
Importante è anche l’impegno dell’Unione per la ricerca e lo sfruttamento di fonti di energia rinnovabili, che attenuino la dipendenza dell’Europa dai colossi energetici esteri. In Europa, lo sviluppo di fonti di energia alternative e rinnovabili è stato favorito tramite iniziative e specifiche strategie comunitarie della Commissione europea, che si prefiggono di raggiungere gli obiettivi della Quadro 2030 per il clima e l’energia. I target da raggiungere sono la riduzione almeno del 40% delle emissioni di gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1990, una quota pari al 32% di energia rinnovabile e infine un miglioramento pari al 32,7% dell’efficienza energetica.
La Conferenza sul futuro dell’Europa
L’elevata partecipazione alle elezioni europee del 2019 ha messo in luce la volontà dei cittadini europei di avere un ruolo più incisivo nelle decisioni che vengono prese in seno all’Unione. A tal proposito è stata pianificata una conferenza sul futuro dell'Europa con lo scopo di raccogliere proposte e idee su ciò che riveste maggiore importanza per l’avvenire dell’Unione.
A dieci anni dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona, a 70 dalla dichiarazione Schuman e nel contesto della pandemia di Covid-19, il Parlamento Europeo ribadisce la necessità di ripensare all’Unione Europea tramite un dialogo e un forte coinvolgimento della società civile e delle parti interessante. L’obiettivo è quello di garantire l’impegno delle tre principali istituzioni dell’Unione ad attuare riforme sostanziali che potrebbero anche comprendere una revisione dei trattati dell’Unione Europea.
La Conferenza sul futuro dell'Europa sarà organizzata dal Parlamento, dal Consiglio e dalla Commissione e durerà due anni. L’avvio dei lavori, inizialmente previsto per la prima metà del 2020, è stato posticipato a causa della pandemia di Covid-19.
I RAPPORTI CON I PARLAMENTI NAZIONALI
Una delle novità maggiori introdotte dal Trattato di Lisbona riguarda il ruolo dei Parlamenti nazionali all’interno dell’apparato istituzionale europeo, il cui contributo viene decisamente rafforzato. Nel TUE è indicato come le assemblee nazionali partecipino al buon funzionamento dell’Unione tramite la cooperazione interparlamentare con il PE. Per favorire questa cooperazione è stato creato un organismo apposito, la Conferenza degli organi parlamentari specializzati per gli affari dell’Unione, all’interno della quale vengono organizzate conferenze interparlamentari specifiche, in particolar modo per discutere di politica estera e di difesa, ambito nel quale la presenza del PE nel processo decisionale è ancora di scarso rilievo. Sempre all’interno della Conferenza, viene incoraggiato lo scambio di informazioni tra parlamentari e assemblee. È inoltre prevista da parte di quest’organo la sottoposizione al Consiglio e alla Commissione dei contributi e delle proposte che ritiene utili per il buon funzionamento dell’Unione Europea.
La Conferenza creata a Lisbona si è modellata su un altro organo simile, la Conferenza delle Commissioni per gli affari europei (COSAC), creata nel 1989 e riconosciuta formalmente in un protocollo allegato al Trattato di Amsterdam.
La collaborazione tra il Parlamento europeo e le assemblee nazionali continua anche su altri fronti e per altri compiti. I parlamenti nazionali, infatti, vengono informati costantemente dalle istituzioni europee e ricevono i progetti degli atti legislativi. Vigilano inoltre sul rispetto del principio di sussidiarietà e proporzionalità e possono rivolgersi anche alla Corte di giustizia nel caso di violazioni.
I Parlamenti sono anche tenuti a valutare le attività di Eurojust nell’ambito delle politiche giudiziarie e a partecipare alle procedure di revisione dei Trattati, nel caso di emendamenti da apportare al testo dell’accordo, tramite la convocazione della Convenzione composta dai loro rappresentanti che si svolge prima della Conferenza intergovernativa di revisione.
Infine, i Parlamenti sono informati delle domande di adesione all’UE fatte dai paesi candidati.
LE INIZIATIVE PER I GIOVANI
In materia di iniziative per la gioventù, l’UE ha sviluppato appositi programmi nei settori dell'istruzione, della mobilità, dell'occupazione, della formazione professionale e dell'accesso alle tecnologie dell'informazione.
Oltre ai programmi d’insegnamento e di scambi culturali specifici della politica dell’istruzione (Comenius, Erasmus+, Leonardo, Grundtvig), la Commissione ha presentato nel 2007 il programma “Gioventù in Azione”, sostituiva il precedente Programma Gioventù (2000-2006). Il programma “Gioventù in azione”, operativo dal 2007 al 2013, aveva lo scopo di ispirare un senso di cittadinanza attiva, solidarietà e tolleranza tra i giovani e coinvolgerli nella costruzione del futuro dell'Unione europea. Il programma intendeva promuovere la mobilità, l'apprendimento non tradizionale, il dialogo interculturale e l'integrazione, soprattutto dei giovani di età compresa tra i 13 e i 30 anni, e sostenere gli operatori socioeducativi e le organizzazioni della società civile con attività di formazione e messa in rete. Gli obiettivi e le metodologie di “Gioventù in azione” sono stati poi assorbiti e portati avanti dal programma Erasmus+.
Vi è poi il cosiddetto SVE, il “Servizio Volontario Europeo”, che consiste nella partecipazione di giovani dai 18 ai 30 anni a un programma di volontariato in uno Stato diverso da quello in cui risiedono oppure il loro coinvolgimento in progetti locali, nazionali e internazionali in settori quali la cultura, lo sport, la protezione dell’ambiente. Questa attività varia da un minimo di 2 ad un massimo di 12 mesi, durante i quali i partecipanti agiranno in qualità di “volontari europei”. Tutti i progetti sono avviati da un’associazione “sending”, che seleziona e forma i ragazzi che vogliono partire, e da un’associazione “host”, che ospita i giovani durante la loro esperienza SVE all’estero. Tramite questa esperienza è possibile acquisire capacità spendibili anche nel mondo del lavoro. Gli Stati membri dell’UE e la Commissione controllano che siano rispettate le norme che presiedono all'istruzione non formale (preparazione dei giovani sul piano personale, interculturale e tecnico e con sostegno personale continuo), la realtà dei partenariati e la prevenzione dei rischi.
Tra le altre iniziative promosse dall’Unione Europea e dal Parlamento le principali sono:
- EUROPARLTV, la web TV del Parlamento per seguire l’attività europea e guardare i lavori in diretta, rivolta a tutti i cittadini che si interessano della politica europea;
- Il “Premio europeo Carlo Magno per la gioventù”, assegnato ogni anno a progetti che promuovano l’emergere di un comune sentimento di solidarietà e condivisione dei valori europei. Il premio viene assegnato ogni anno dal Parlamento Europeo congiuntamente alla Fondazione del premio internazionale Carlo Magno di Aquisgrana;
- Lo European Youth Portal, il portale per i giovani che vogliono studiare, vivere, lavorare e viaggiare all’ interno dell’Unione europea;
- Eurodesk, progetto nato nel 1990 per favorire l’accesso dei giovani alle opportunità promosse dall’Unione Europea;
- Euroscola, l'iniziativa che ha l’obiettivo far incontrare studenti dei diversi Paesi dell'Unione, per discutere tra loro delle speranze e dei progetti per l'Europa del futuro.
Il Parlamento Europeo dei Giovani (PEG), organismo indipendente nato nel 1994 come comitato nazionale dello European Youth Parliament (EYP), con il compito di promuovere l’identità europea e i suoi valori nelle scuole superiori italiane, dando agli studenti un’idea del funzionamento delle istituzioni europee.